Compiuto quanto non telegrafico report, un estratto dalla nostra due giorni full-immersion nella fiera che riunisce una consistente parte sana dell’Italia imprenditoriale. E’ visitando questa realtà che ci si rende conto dei fatti, un settore così sano e vitale è ormai cosa infrequente, c’è un fermento prima, durante e dopo che pare di essere nelle fiere degli anni ’80 e ’90 quando sembrava fosse l’industria a regnare, oggi è in buona misura grazie alla terra, al vino, alla convergenza organizzata tra agroalimentare e turismo se abbiamo ancora una statura di un Paese civile e mediamente benestante. Due giorni qui sono come la settimana di addestramento dei Navy Seals, si inizia col traffico rivoluzionato dalla fiera, si va in un girone dantesco di ogni bendiddio enologico, e si finisce col traffico della Verona enomondiale…
Iniziamo dal ramo Franciacorta del padiglione Lombardia, a quell’ora ancora senza la ‘selezione all’ingresso’, poi, vedere per credere la folla ed i bodyguards a limitare gli accessi.
Qualche assaggio flash, Cavalleri Blanc de Blancs, sempre di grande finezza… Tutta la batteria Faccoli è stata entusiasmante, di bellissima pungenza sulla lingua e struttura, lunghi in bocca, con preferenze per Pas Dosè e Rosè, delicato, finissimo e di esuberanza controllata… Berlucchi ’61 Saten, finalmente un ottimo Satèn e c’è poco da aggiungere su questa tipologia che non ha visto le aziende confrontarsi con ardore… Montedelma Pas Dosè, molto particolare al palato, interessante e da approfondire… Biondelli molto interessante il Brut, meno il Satèn… Brut SA Bellavista, ecco un bel vino gentile e bellone, la Cuveé Alma ha più struttura ma anche meno personalità… Lugana, orizzontale completa da Citari con i Lugana più giovani 2014 molto freschi e fruttati, a dispetto dell’annata gli assaggi dimostrano dei buoni vini, meno profondi e già pronti, molto piacevoli, interessanti il rosato Chiaretto e il Garda rosso, da indicare anche il Metodo Classico a lunga permanenza sui lieviti, vino molto elegante e certamente poco muscoloso ma da considerare molto bene tra i metodi classici da autoctoni… In Valtellina, Dirupi, giovane azienda ora molto migliorata, i vini ora
sono maturi ed hanno una direzione… Mamete Prevostini, ecco, merita un momento di approfondimento con i due Sforzati realmente notevoli, profondi, intensi, che lasciano nel ricordo un impatto profondo.
Spostiamoci nell’amata Toscana, Castello di Volpaia con il Coltassala 2010 è un quasi peso massimo, nella vasta competizione chiantigiana sta sul podio… Castello di Verrazzano, è la riserva Sassello del Chianti Classico che ancora ci piace, ancora un vino molto vero, territoriale e di grande statura, prodotto che mette in crisi vini ben più blasonati… Corsa in Maremma con Petra, il Cabernet Pontenti e il Petra che si ri-presentano come vini importanti, ingombranti, di velluto a trama grossa, gentili ma capaci di sferzate muscolose, vini di tendenza e di mercato, ma certe volte, che goduria questo spessore fruttone in bocca. Un solo commento, cambiare le etichette please… Castello del Terriccio, e siamo sulla costa livornese, meglio, in uno splendido scenario collinare del basso pisano già molto influenzato dal clima tirrenico, dunque iniziamo con i bianchi, bene lo Chardonnay ma con qualche punto in più per il Viognier, poi il Tassinaia assaggiato in due annate che esprime perfettamente e fantasticamente il carattere dell’azienda, con un 2009 più minerale e fresco e un 2010 più polposo, entrambi di astringenza e durezza toscana, di caratura molto alta, ci sono piaciuti parecchio. E’ con l’assaggio del Lupicaia 2009 che si abbatte ogni dubbio in merito se quaggiù si fanno gran vini o no, e si, questo entra nei libri, sicuramente nella nostra lista dei desideri, palato superlativo e astringenza da stridere i denti, fantastico, godurioso… Dalle parti del Chianti Senese siamo da Castellare di Castellina e andiamo al sodo con il Baffonero prodotto nel ‘colosseo’ del vino che è Rocca di Frassinello, un merlot di Maremma che ha il suo perché ed il suo carattere, prodotto molto ambizioso e che a nostro parere possiede i numeri per competere in quel particolare range di prezzo e di consumatore esigente alla ricerca dell’esclusività. Ma l’oggetto della nostra attrazione sono stati i vini siciliani del Feudo del Pisciotto, un Frappato ed un Nero D’Avola + Frappato molto molto interessanti, oltre ad un passito da giravolta prodotto con un insolito gewurtztraminer delocalizzato, con un profilo sensoriale da lunga meditazione… Tormaresca, ecco un’avventura di notevole statura e di grande investimento economico e progettuale, due cantine imponenti ed una serie di prodotti di alto pregio, ma che vediamo ancora alla ricerca di un profilo. Abbiamo scelto e trovato moltissimo interessante l’aglianico Bocca di Lupo… Antinori, assaggiamo un po’ di tutto e ci piglia parecchio il Malbec Vie Cave Aldobrandesca.
Falesco, una galoppata, grande cortesia e disponibilità dove abbiamo spaziato non so più quanti calici, una rara gamma di prodotti di alta qualità, iniziando con una vinicazione in charmat dell’autoctono Roscetto per terminare con il Montiano, inutile dirlo, un vino fantastico, un vino che non deve mancare nel database delle degustazioni di un vero appassionato. Terminiamo con il Sagrantino e questa è una vera e propria sorpresa… Collemassari, larga degustazione e anche molto veloce dove bisogna fissarsi bene in mente i descrittori delle degustazioni, ma è solo arrivando al Grattamacco che le corde iniziano a vibrare, un vino che amiamo da sempre anche dopo avere cambiato paternità, evidentemente questa ‘famiglia adottiva’ lo ha adottato come si deve, qui la trama tannica è da manuale della degustazione, un vino da conoscere assolutamente.
Ehm, ma è stato con Biondi Santi che abbiamo toccato vette supreme, con prodotti nemmeno tanto d’annata: il Rosso 2011 fa già vibrare le corde con un’intensità sconosciuta alla maggioranza dei rossi ilcinesi, anzi arriva dove molti Brunello sembrano già fermarsi, il Brunello 2010 è ancora molto chiuso e mostra la timidezza di un bambino ma è già in grado di esibire un tannino roccioso e di grande statura signorile, con aromi dalla persistenza ammaliante, la Riserva 2008 è incredibilmente ancora chiuso, e traspare una profondità al palato che esprime giochi di luce degni del Caravaggio, qui raggiungiamo l’arte della vinificazione e se pensiamo che si tratta di vini solo all’inizio della loro evoluzione ne restiamo estasiati, come potranno fare meglio tra qualche anno è solo un mistero del meraviglioso mondo del vino…
Argiolas, è con il Turriga che ci soffermiamo, nel mezzo del corridodio, nel padiglione, nel chiassoso bellissimo mondo di Vinitaly, un sorso di Turriga ti crea una bolla intorno, abbiamo già speso molte parole entusiastiche ma dovevamo riservare qualche aggettivo per il Turriga, un prodotto che esprime nell’uvaggio che lo compone la sua natura sarda, intensa in un modo indescrivibile, nella bolla che ci circonda si è creata una macchia mediterranea, è granitico con un tannino spesso come il carattere dei sardi ed una signorilità d’altri tempi. No, qui stringiamo il campo, siamo oltre la top-ten, a questo livello i contendenti saranno indicati con le sole dita di una mano!
Renzo Marinai, una delle quattro dita che rimangono della mano di cui parlavamo poche righe più su serve assolutamente ad indicare questo outsider, in poche parole, un grande! Abbiamo assaggiato i prodotti di punta, il Chianti Classico Gran Selezione 2010 ed è un momento dove sgrani gli occhi come se prima ci vedevi appannato… anche a degustatori appassionati come noi, integralisti del Chianti e buoni conoscitori della materia, in certi momenti ci sembra di ripartire da capo, qui abbiamo dovuto rivedere le nostre conoscenze con la felicità che ancora una volta ci giunge dalla sommità di Panzano, borgo a sé stante che sta diventando un vero Grand Cru nell’ambito. Proseguiamo con il Guerrante, mezzo sangue 50% Sangiovese e 50% Cabernet, ed è ancora una scoperta, come il Jori, questo tutto Cabernet di una chiantigianità commovente… un cabernet che farebbe sognare tutti i francesi tale sarebbe la loro incapacità di concepirlo in questo modo. Poi, una rivelazione, il Kàdàr una tavolozza di vecchie vigne Foglia tonda, Canaiolo, Ciliegiolo, Colorino, Mammolo e Pugnitello, è stato come vedere la luce… avremo voluto partire subito per Panzano e gustare tutti questi vini con la ciccia del Dante di Panzano.
In Sardegna, alcune degustazioni toccanti: Il Nuraghe Cantina di Mogoro, molto bene, qualche annetto fa abbiamo riempito il bagagliaio bevendo con calma nel mesi invernali molti vini del Nuraghe, uno ci aveva lasciato un gran bel ricordo, il Semidano, vitigno autoctono purtroppo poco noto quanto strabiliante. Ne fanno tre versioni che vanno dall’ottimo in su… quindi con l’Anastasìa questo vitigno si impone con una splendida mineralità ed eleganza, grande equilibrio e buona statura, con una tavolozza di aromi e sapori di grande piacevolezza, più in là con la versione Puistéris tocchiamo una vetta, un giochetto di vendemmia tardiva del 2009 fresco come ieri, un prodotto di grande qualità e per giunta inimitabile, che acquista molto eleganza e struttura. L’Ajo’ è la versione dell’autoctono Nuragus, e rimaniamo ad ‘ascoltare’ il bicchiere piuttosto incuriositi, il vino dimostra una struttura inaspettata e riempie di gusto il palato, è un prodotto da grande abbinamento con una capacità di dominare cibi grassi e strtutturati, dunque questa cantina sociale con centinaia di soci conferitori dimostra una capacità di vinificare uve locali e produrre vini di grande spessore.
Già dallo stand capisci di cosa si tratta, la Cantina della Mesa è vicina ma non si confodne con la stand sardo, il design è global, elegante e ricercati, i vini sono quelli che cnonsciamo e di grande qualità, ci conentriamo sul Carignano presente in tre versioni, il Buio e Buio Buio, riserva con passaggio in legno, poi la sorpresa della Riserva Gavino, un prodotto che aggiunge statura e spessore ed esalta la caratteristiche di un vitigno fantastico.
La Cantina di Santadi ha in serbo due Carignano già campioni premiati spesso, il Terre Brune 2008 conferma la statura del vitigno… Chiudiamo catturati dal Cagnulari in etichetta con la cantina Chessa, altro notevole vitigno autoctono sardo capace di esprimere una statura ed un calore notevoli, alla faccia degli autoctoni…