Vino: Costa delle Viole 2017, Beneventano IGT
Vitigno: Barbera Del Sannio
Produttore: Giovanni Iannucci, Guardia Sanframondi (BN)
E’ stato uno dei vini più difficili da analizzare e tra i più difficili da abbinare, ma ne avremmo voluto ancora tanto. Molto peculiare nel suo profilo sensoriale è davvero qualcosa a sé stante, non solo un vero autoctono ma una perla e un gran piacere nell’averlo scoperto, di una grande facilità e piacevolezza di beva, molto fluido nonostante il volume alcolico, oggi nella media ma non proprio basso, a ‘naso’ diremmo che la SO2 è bassissima, insomma un caso da definire affascinante. Nell’attesa di procurarci altre bottiglie e sperimentare l’abbinamento giusto.
– packaging: Bella etichetta che gioca con lo spazio intorno alle descrizioni con pulizia estetica, belle note di retroetichetta.
– aspetto visivo: Rubino scuro di alta saturazione, archi molto fitti e lenti, sospensioni a fine bottiglia con un leggero residuo.
– aspetto olfattivo: Impatto al naso di medio livello, prima apertura di frutti di bosco rossi in macerazione e leggera ciliegia acerba, poi favo e floreale di viola e rosa, un buon pepe nero caratterizzante, buon erbaceo, foglia di pomodoro, finocchietto e dragoncello, nocciolo e pasta di olive, liquirizia netta, leggero balsamico, leggerissimo alcol. Molto buona la messa a fuoco e la pulizia generale.
– aspetto gustativo: Si presenta molto interessante al palato, dinamico e fresco nonostante il volume in alcol e questo gioca molto bene.
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Vino: Mueggen 2011 Pantelleria Doc
Vitigno: Moscatellone di Alessandria
Produttore: Salvatore Murana, Contrada Khamma, Pantelleria (TP)
Definiti ‘vini da meditazione’ taluni nettari dal Veronelli, si pensa per la peculiarità nella ricerca dell’abbinamento perfetto mai definito, ma è meglio dire vini talmente buoni da fare vagheggiare qualsiasi tentativo che non sia di goderseli subito e tanto. E qui è roba per pochi perché pochi sono quelli che come il Pantelleria Passito mostrano una profondità del ‘pantone’ sensoriale di rara complessità orizzontale e verticalità di permanenza al palato.
Aromatico nel suo varietale ma non così netto come altri, i profumi soprattutto lasciano spazio ad una varietà ampissima e sorprendente con una pulizia incredibile, così come al palato il volume alcolico non sovrasta per nulla, dona struttura e morbidezza fronteggiandosi con un’acidità da meraviglia, riscrivendo ogni pensiero convenzionale e aprendo l’esperienza a panorami ampissimi. Tutto ciò non ha prezzo se consideriamo cosa significa il lavoro per arrivarci, e non è solo fatica muscolare, è impegno morale e sociale nel mantenere viva una tradizione estremamente attualizzata ad una contemporaneità che cerca disperatamente verità e senso del tempo attraverso libertà e conoscenza. Questa piccola isola può essere un po’ il centro Mondo. La degustazione si è svolta nell’arco di una settimana dove sono state raccolte, speriamo, tutte le sfumature di un vino vivo (di 9 anni!) che non si è minimamente scomposto ed anzi sembrava arricchirsi ogni giorno, senza sprigionare benché minimi ricordi di SO2.
– packaging: L’etichetta è del classico design di Murana, sfondo giallognolo con un acquerello colorato, nel retro un racconto con una bella storia, che rappresenta una buona comunicazione sia estetica o visiva, che di prodotto. Non va bene la qualità della carta che risente dell’umidità che raccoglie appena fuori dal frigo.
– aspetto visivo: Per darci un tono diciamo che il colore è quello del calare del sole prima del tramonto con lo sguardo vs sud-ovest, insomma guardando la vicina Tunisia. Didatticamente è uno splendido ambra con riflessi ambra, produce archi molto lenti, aggrappati, molto ampi non molto spessi.
– aspetto olfattivo: Il naso è letteralmente inebriato anche se non così intensamente come si penserebbe, l’intensità è alta ma gentile, con una pulizia che consente una perfetta messa a fuoco del profilo sensoriale: apertura di netto mandarino e albicocca, scorza d’arancio, bel mango molto maturo, uvetta passa, fico e fico secco, miele, un bel miele non facilmente identificabile insieme al polline, basso floreale ma presente, cannella, ginseng, chinotto, una buona dose di pasticceria e pan tostato, caramello, un poco di erbaceo secco ma più che altro una splendida macchia col mirto, lentisco, bacca e resinoso. Integrato, complesso e pulito. Unico.
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Vino: Barolo DOCG Massara 2008
Vitigno: Nebbiolo
Produttore: Castello di Verduno, Verduno (CN)
E’ possibile bere Barolo senza fare un mutuo. E’ una domanda o una costatazione? Entrambe, e c’è una risposta in questo vino con un’ottima qualità…
– packaging: Bottiglia albeisa classica, bella etichetta anticata con carta pergamena, precisa nella zonazione, bella, discretamente moderna.
– aspetto visivo: Calice di colore rubino scuro riflessi granato, archi molto ampi e molto densi, residui leggeri sul fondo.
– aspetto olfattivo: Naso di intensità un po’ più che media, apre con arancia rossa macerata e mandarino, molto presenti, poi frutto di bosco neri, caco, prugna secca, nocciola fresca, miele di castagno, violetta, poco floreale, pepe nero, chiodo di garofano, poca pasticceria di legno, poco tostato e caramello, bosco secco e un vago humus, poco eucalipto e accenno resinoso.
– aspetto gustativo: Palato volumetrico ma fresco e si rivela molto interessante, con una vera acidità senza interferire con l’armonia, tannino presente ma ora dopo 11 anni ben levigato e fine, con leggera
Vino: Isolina 2018, Bianco di Pitigliano Doc
Vitigno: Trebbiano 70%, Sauvignon 20%, Greco 10%
Produttore: Sassotondo, Sovana di Sorano (GR)
Tra le vie cave di Sorano e Sovana si allevano vigne con le radici che affondano nel tufo, è una zona spettacolare che merita di essere visitata e dove l’integrazione enoturistica è entusiasmante, lo si capisce quando si arriva a Pitigliano che vi appare in wide-screen dopo l’ultima curva della SR 74 da Orbetello, è una visione che fa capire il significato del termine ‘mozzafiato’. Il tufo è l’elemento caratteristico a cui la storia passata e più recente di questi luoghi deve tutto e anche la cantina Sassotondo possiede la sua ‘cave’ di affinamento scavata nel tufo, ma presenta anche dei vini con qualità peculiari, tra questi oggi beviamo un bianco molto rappresentativo e con una bellissima espressione (in uvaggio) del Sauvignon, vitigno che mostrando spesso delle doti aromatiche nette e talmente marcate talvolta non ci convince, mentre nell’Isolina ne esalta le doti sensoriali del vino con un ottimo equilibrio, un 2018 già in grado di performare perfettamente.
– packaging: Etichetta semplice e moderna, pulita, molto diretta e chiara nell’immagine del prodotto, piacevole, poche note nel retro ben comunicative.
– aspetto visivo: Calice di colore giallo paglierino luminoso con riflessi dorati, con archi veloci ma densi e stretti.
– aspetto olfattivo: Naso che percepisce un’intensità media, apre con agrumi di cedro candito, netto mango, papaya, pesca maturissima, dattero fresco, caco, poi, floreale di polline e ginestra, zenzero, vaniglia, pan tostato, erbaceo di erbe aromatiche, timo, poi sedano, anice, fieno. Complesso, pulito, equilibrato.
Vino: Patriglione 2007 – IGT Salento
Vitigno: Negroamaro
Produttore: Cosimo Taurino, Guagnano (LE)
Di bottiglie così bisogna sempre averne due, questa, dopo 12 anni dalla vendemmia e 4 anni nella nostra cantina a temperatura controllata ha restituito un vino che descrive precisamente il suo vintage ed esalta il vitigno senza un accenno di sfocatura, chissà dove arriverebbe “l’altra bottiglia” a venti o passa anni. Vendemmia tardiva, grappoli lasciati appassire sulle piante senza esagerare con gli zuccheri, età di impianto di circa 80 anni, i numeri che stanno alla nascita del Patriglione, un vino che segna un riferimento del negroamaro, vitigno interpretato solo in Salento ma forse già troppo dejavù, e che qui trova una delle sue espressioni più ammirevoli. Raro coniugare questa statura e potenza con una bevibilità ed eleganza così perfette, e non ultimo, vino vero che nonostante la percentuale in alcol non ci ha minimamente scomposti a fine bottiglia, fine arrivata troppo presto.
– packaging: Questa etichetta si perde tra colori monotoni, contrasti piatti e caratteri dorati vecchiotti, ma tornano molto utili le note di retro, capaci di raccontare e consigliare questo vino.
– aspetto visivo: Calice di colore rubino scuro con riflessi granato e quasi aranciati, di buona ma non totale saturazione, produce sul cristallo Riedel degli archi bellissimi, lenti, fitti, equidistanti e molto spessi. Fermatevi un secondo ad osservarli.
– aspetto olfattivo: Naso impattato ma del tutto felice di annegare in questo nettare, di livello medio alto quasi alto, apre con note di arancia rossa surmatura, mirtillo e mora stramaturi, e via via caco, melograno, dattero, fico, bouquet fruttato sempre bello maturo, poi mandorla, ancora tanta confettura di frutti di bosco, frutta cotta, tanto mirto, lieve floreale appassito di garofano e viole, chiodo di garofano, un nonnulla di cannella, vaniglia, pan tostato, legno di ulivo, eucalipto. Naso inebriato ma non saturato, olfatto in equilibrio, bellissima presentazione.
Vino: Gli Eremi 2015, IGT Marche
Vitigno: Verdicchio
Produttore: La Distesa, Cupramontana (AN)
Gli Eremi è un prodotto da atelier del vino. Da un micro appezzamento di vecchi cloni di Verdicchio già allevati e condotti con una cura in agricoltura e poi con una alchimia di passione e dedizione in cantina, ne esce un prodotto liquido talmente limpido nei suoi sapori e profumi da essere un riferimento, se non fosse che diventa IGT proprio quando eleva la zona a livelli a cui pochi altri possono nemmeno arrivare, solo ambire. La sua caratteristica più in nota è la perfezione, che in pochissimi altri casi una simile scrittura stilistica si fa così apprezzare. Non troverete delle peculiarità così estroverse, nonostante il percorso davvero singolare di Corrado Doctors, ma una scuola stilistica nell’interpretazione del vitigno, perciò se entrasse nella Doc sarebbe tutto da rifare. Per gli altri.
– packaging: Etichetta tradizionale per un rivoluzionario! Ne bella ne brutta, un po’ scura, ma apprezziamo le note.
– aspetto visivo: Calice dorato con riflessi dorati, archi veloci e densi, fanno immaginare un prodotto impegnativo.
– aspetto olfattivo: Impatto sensoriale d’intensità medio alta, inizia deciso con cedro soprattutto e pesca gialla con polpa e nocciolo, poi mango, poca mandorla, nocciola,
Vino: Santa Subito 2015 – IGT Toscana
Vitigno: Canaiolo, Ciliegiolo, Colorino
Produttore: Santa 10, Siena
Innovativo è il termine che ci viene subito (è il caso di dirlo…), ecco che l’immagine della bottiglia è finalmente diversa e accattivante, i vitigni sono sì tipici della regione ma inusuali in uvaggio, il profilo sensoriale una volta tanto regala qualcosa di diverso, in una proposta a bassa dose di solfiti che ci ha convinti… subito! E’ anche singolare, ma non unica, la posizione delle vigne nel territorio comunale di Siena. Ordunque abbiamo un po’ di novità da scoprire.
– packaging: Finalmente un’immagine moderna che funziona, sa incuriosire e piacere, si fa riconoscere e rende una bella presenza del prodotto sdrammatizzando certe etichette seriose, una particolare lode va alla capsula molto bella e raffinata. Sottile ma intelligente la scritta Toscana IGT con la menzione regionale ‘Toscana’ in grassetto, importante comunicativa per il consumatore straniero.
– aspetto visivo: Abbiamo un liquido nel calice bello scuro ad alta saturazione, con archi mediamente veloci, ma ampi e fitti.
– aspetto olfattivo: Profumi di alta intensità, caratterizzato da molta frutta in macerazione con un particolare tono fruttato composto da arancia rossa, fragola e lampone, tutti macerati ed inebrianti, a cui seguono dattero natalizio, prugna di California secca, arachide e nocciola, miele vegetale ben presente, un netto garofano, vegetale di carota e sedano (…), lieve speziatura di chiodo di garofano e biscottino, poco eucalipto… beh, dire un prodotto con un bouquet complesso.

Valle d’Itria…
Vino: Conte Giangirolamo 2012, Rosso I.G.T. Puglia
Vitigno: 50% Primitivo – 50% Negroamaro
Produttore: Tenute Girolamo, Martina Franca (TA)
Bisogna dire che è una delle bottiglie più belle del mondo del vino, almeno in Italia, e dentro ci si trova un vino classicissimo della zona che ci è molto piaciuto. Ecco, e possiamo perdonarci un filo di equilibrio che cerca un assetamento, ma quando un vino conserva una freschezza di beva e non da’ alla testa nonostane il volumo complessivo di 14.5, quel mezzo punto in meno lo perdoniamo e lo beviamo con molto piacere.
– packaging: Etichetta, o meglio veste grafica ricavata immergendo la bottiglia nella calce con cui sono rifiniti i Trulli. Beh ragazzi, una roba mai vista, un’immagine magnifica ed unica, il massimo dalla personalità e del legame territoriale, con delle buone note raccontate sul retro ed utili informazioni.
– aspetto visivo: Colore che, ‘mazza quanto è scuro, altamente saturo, archi mediamente lenti, mediamente fitti, molto densi. Si capisce che dentro c’è sostanza e nutrimento.
– aspetto olfattivo: Olfatto netto di buona intensità con veramente dei bei profumi, pugna matura e maraska, agrume di sanguinella stramatura, mora, caco, frutta cotta, floreale di miele a fuoco, millefiori, glicine e viola, e un bellissimo profilo vegetale netto, di bosco e arbusto secco, poi nocciolo e pasta di oliva, fine con poco eucalipto. Pungenza alcolica avvertibile.

Verdicchio di Matelica
Vino: Spumante eXtra Brut 2014 SB 10/2016
Vitigno: Verdicchio di Matelica
Produttore: Collestefano, Matelica (MC)
Eggià, gli spumanti rischiano di stancare! I Martinotti/Charmat troppo banali e talvolta abboccati, i Metodo Classico troppo duri e sbilanciati tra bolla ed acidità, per non parlare della SO2… sich. E invece no, dopo la sorpresa di Apnea ecco un più elaborato metoto_classico che si fa notare senza urlare, precisamente come deve essere un vino di questo tipo. La complessità degli aromi e la statura del palato portano questo prodotto ‘di provincia’ ad una statura insospettabile, ed è proprio questa condivisione di statura ed armonia che ci ha piacevolmente sorpreso. Collestefano che è già un riferimento del Verdicchio sa davvero esprimere questo vitigno anche con un esercizio spumeggiante dove molti cascano.
– packaging: L’etichetta di colore violaceo con trama di caratteri in rilievo con poche scritte dorate reca un’immagine di sobria serietà, moderna ed elegante, con qualche giusta informazione e l’indicazione del biologico. Ben riuscita.
– aspetto visivo: Calice gioioso e prezioso di colore giallo paglierino e riflessi dorati, bellissima, fine e costante la catena di bollicine, bolla di calibro fine ed elegante.
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