Siamo a Mezzomerico in quel dei Colli Novaresi, camminando qua e là tra le vigne con l’ultimo sole tiepido o come dire il primo sole di autunno, dopo 4 o 500 passi ci sgraniamo gli occhi increduli… siamo davanti ad una vigna condotta ‘a Maggiorina’, un reperto messo piuttosto male ma ancora vivo, anzi vegeto, e ancora 500 passi più in là ecco un altro mezzo ettaro con una decina di filari nel inconfondibile stile di allevamento con intorno un rettangolo di pali ed un’unica pianta al interno, con tronchi che dimostrano un’anzianità della pianta di tutto rispetto e fogliame di decine di sfumature di rosso e giallo, tipiche della Maggiorina per la presenza di diversi vitigni, e questo mezz’ettaro appare anche in più che buono stato.
È motivante per i cultori del vino questo ‘ritrovamento’, una scoperta così,
geometricamente tra le colline vitate più vicine alla nostra redazione ci ha regalato una soddisfazione non da poco, insieme ad un’angoscia nel pensare se e come questi filari avranno un futuro… sembra infatti osservando i ceppi che alcuni filari attigui siano delle vecchie maggiorine ‘raddrizzate’ ed adattate al Guyot, una modifica Frankestein, un sadismo in stile Tarantino, ma chi ritoccherebbe un Caravaggio?
Ma la domanda è se e perché questo stile di allevamento della vite ha ragione di esistere tutt’oggi? In buona parte la risposta è già scritta nel post precedente: eccome se ha ragione di esistere, primo perché la dimensione spazio-temporale del vino in quanto cultura è, fortunatamente, lunga nel tempo per rimanere salda nella memoria, il valore (valore e non prezzo) di un vino è tutto quanto concorre a farlo (fare, non produrre), un vino nato in vigna da queste vigne possiede già una ricchezza storica e culturale di caratteristiche uniche, di fatto inimitabili. Poi, ripercorrere metodi di lavorazione del passato, almeno in una certa misura, ha un senso ben preciso nel tenerci ancorati alla essenza della identità, anima della consapevolezza, antidoto alla globalizzazione delle culture e delle menti. Pensieri di un pomeriggio sui colli di Mezzomerico…