Vino: Barolo DOCG Massara 2008
Vitigno: Nebbiolo
Produttore: Castello di Verduno, Verduno (CN)
E’ possibile bere Barolo senza fare un mutuo. E’ una domanda o una costatazione? Entrambe, e c’è una risposta in questo vino con un’ottima qualità…
– packaging: Bottiglia albeisa classica, bella etichetta anticata con carta pergamena, precisa nella zonazione, bella, discretamente moderna.
– aspetto visivo: Calice di colore rubino scuro riflessi granato, archi molto ampi e molto densi, residui leggeri sul fondo.
– aspetto olfattivo: Naso di intensità un po’ più che media, apre con arancia rossa macerata e mandarino, molto presenti, poi frutto di bosco neri, caco, prugna secca, nocciola fresca, miele di castagno, violetta, poco floreale, pepe nero, chiodo di garofano, poca pasticceria di legno, poco tostato e caramello, bosco secco e un vago humus, poco eucalipto e accenno resinoso.
– aspetto gustativo: Palato volumetrico ma fresco e si rivela molto interessante, con una vera acidità senza interferire con l’armonia, tannino presente ma ora dopo 11 anni ben levigato e fine, con leggera
Piemonte
Esiste sulle propaggini del novarese che ancora non sono montagna al confine col biellese, una zona vitata che come minimo è di fatto un patrimonio della nostra civiltà e di tutta l’umanità. I pochi vigneti allevati ‘a maggiorina’ sopravissuti fino ad oggi sono assolutamente da vedere per portarsi a casa la conoscenza di un pezzo di cultura che ci appartiene e che ha un valore universale.
È stato un sobbalzo quando pochi mesi fa accompagnati da Christoph Kunzli sulle sue vigne a maggiorina abbiamo visto questo vigneto: a poche decine di km da casa avevamo non solo un capolavoro dell’ingegno ma anche, grazie all’ambiente incontaminato, uno dei più bei panorami vitivinicoli d’Italia, un grande vanto senza troppo esagerare. A Kunzli va il grande merito di essere stato determinante nel recupero, valorizzazione e ritorno in produzione di questa vigna, da cui arriva il vino ‘Maggiorina‘ della propria cantina Le Piane (ma per questo rimandiamo nella libreria della degustazioni), merito che va lodato poiché forse pochi altri produttori mantengono ancora i costi in agricoltura di questo sistema, con il risultato di avere un valore del prodotto/bottiglia veramente da valore aggiunto più che giustificabile: con una bottiglia di Maggiorina (rigorosamente VDT…) ti porti a casa un pezzo di storia, una memoria del passato, un valore emotivo di rara intensità e bellezza, il risultato agronomico di piante anche centenarie, oltre alla qualità intrinseca di un vino con una freschezza commovente ma con un capacità di evoluzione sorprendente.
Il metodo era stato inventato chissà quando dai contadini della zona, un tempo molto vitata; la genialità consisteva nell’ ottenere grandi produzioni per pianta con un sistema che proteggeva l’impianto dalle condizioni meteo-climatiche.
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Vino: Maggiorina 2014 VDT
Vitigno: 40% Nebbiolo, 40% Croatina, 5% Vespolina, 15% di 9 altre uve autoctone
Produttore: Le Piane, Boca (NO)
Quando abbiamo visto la vite allevata alla ‘Maggiorina’ siamo rimasti strabiliati, mai vista una roba simile dove praticamente più piante si sviluppano su quattro tralci che crescono in diagonale su pali fissati a formare un quadrato tutto intorno fino ad un’altezza di un paio di metri. Questa tecnica oggi sbalorditiva è stata ripresa alcuni anni fa dall’azienda Le Piane portandoci oggi il privilegio di vedere, ed assaggiare poi il vino del passato contadino che non deve andare perso, ma non per ragioni sentimentali o non solo, anche perché funziona e dà risultati di qualità peculiare, adattandosi alla caratteristiche pedoclimatiche della zona e a quelle vegetali delle viti autoctone lì impiegate. Alquanto curioso sapere che l’uvaggio di questo vino è un mix di una decina di vitigni autoctoni a bacca nera e bianca, raccolti e vinificati tutti insieme, il risultato è un vino di straordinaria bevibilità, basso tenore alcolico, e ancora buona capacità di abbinamento.
Sapete, non siamo cultori del buon vino del passato poiché la tradizione non deve diventare retorica, ma certi vignaioli hanno saputo cogliere ciò che è patrimonio del passato e contestualizzarlo sapendo dove non intervenire e dove invece farlo con poche azioni di tecnica moderna. Fondamentalmente servono degli elementi: voglia di lavorare, passione ed intelligenza…
Vino: Parej 2012 VDT
Vitigno: 90% freisa il resto altre varietà locali
Produttore: Enrico Druetto, Alfiano Natta (AL)
Ecco un vino che calza bene il termine -vino vero-, semplice e non banale, non semplice da fare. Ma vero cosa e come? Il resto è finto? No, diciamo che gusto e aromi si presentano differenti, molto meno ammiccanti, così come sono e come vengono, dalle uve, dal terroir, dalla stagione, queste sono le situazioni più consone a spiegare il termine -vero-. Vero che bisogna pure capire molte cose, sopratutto da piccoli produttori-artigiani non si può parlare del loro vino senza almeno cercare di capire la situazione e per primo il coraggio imprenditoriale e la coerenza morale, entrambi convergenti nel credere nel vino che ‘si fa’. Bene, invitiamo alla lettura e se possibile all’assaggio, vini come questi sono estremamente didattici e utili all’apertura mentale…
– packaging: Impostazione grafica così com’è il vino, dire semplice è niente, è essenziale e diretta come il vino contenuto. Bisogna metterci in etichetta VDT, va de se che la comunicazione è inficiata con i tanti divieti imposti dalla legge… va bene così.
– aspetto visivo: Nel calice è rubino scuro abbastanza saturo, produce molti archi fitti e veloci.
– aspetto olfattivo: Naso di intensità media dove appena aperto abbiamo con non poca meraviglia sentori di erba, legno bagnato, humus, terreno, seguiti in tono minore da frutta rossa macerata… Dopo qualche minuto si equilibra meglio e abbiamo più ordine, qualche frutto di bosco nero, caco stramaturo, dattero, un po’ di cugnà, profumi floreali netti, sopratutto
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Vino: Brut VSQ Millesimato 2005
Vitigno: Cortese
Produttore: La Scolca, Gavi (AL)
L’azienda La Scolca possiede un passato storico nell’area del Cortese e una parentela eccellente col più noto degli eno-scrittori, la sede della cantina è un bellissimo palazzo d’epoca con la sala di degustazione che si protrae su di una balconata esposta sulle colline del Gavi, tutto ciò è una bellissima immagine del mondo del vino. Qui l’abilità nella vinificazione del Cortese è proprio alta con numerosi vini di ottima fattura, ancora più interessante è la gamma degli spumanti di Cortese, con tentazioni verso l’alto di gamma che mostrano la determinazione aziendale nel puntare, giustamente, su questo vitigno autoctono e territoriale, il risultato testato in questo caso è un vino spumante di pregio con note sensoriali di grande finezza e delicatezza, come vedremo la struttura non eguaglia i classicissimi Chardonnay, ma la personalità è davvero unica con naso e olfatto di grande piacevolezza.
– packaging: Grafica molto bella, preziosa ed elegante, con dettagli non casuali e colori accurati, notevoli i caratteri in rilievo, e già dalla capsula colpiscono la cura e la bellezza dei dettagli, molto bene anche le note di retroetichetta, descrittive e comunicative. Insomma bellezza d’antan rivitalizzata. In assoluto tra i migliori packaging tra i MC italiani, questo si che è un prodotto che pigli dallo scaffale senza indugio anche se non lo conosci.
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Vino: Barbera D’Alba Doc 2013
Vitigno: Barbera
Produttore: Castello di Verduno, Verduno (CN)
La Barbera d’Asti può essere estiva… quella d’Alba no! Quest’ultima come minimo ha bisogno dei primi freddi di ottobre mentre da il suo massimo con le nebbie gelate… quella d’Asti ha un nonsochè di brio anche nelle versioni ferme che consumata ad una fresca temperatura la rende mediamente estiva. Le due rive del Tanaro in contrapposizione totale, due vini due mondi, in questa nostra degustazione abbiamo quindi la Rive-Droite, un prodotto di una invitante cantina con un catalogo intrigante di prodotti di alto livello che compone tutta l’offerta tipica dell’Albese dai Barolo ai Barbaresco, ma passando per il non comune e sensualissimo Verduno. Vediamo oggi da vicino la Barbera D’alba.
– packaging: Partiamo da una bella bottiglia Albeisa e che con una classicissima ma intramontabile etichetta rende molto bene.
– aspetto visivo: Di colore rubino lievemente scarico con una buona saturazione colore, nel calice produce archi lenti e fittissimi, che partono fittissimi per poi raggrupparsi e divenire medi.
– aspetto olfattivo: Intensità media con tanta frutta macerata avvolta in un bouquet floreale. Apre con arancia supermatura quasi macerata, fragolina di bosco ipermatura, prugna rossa cotta, poi un buon profilo floreale con molto geranio seguito da rosa, buona dose di speziato con pepe nero e chiodo di garofano, note
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Vino: Barbera D’Asti DOCG Superiore 2010
Vitigno: Barbera
Produttore: Oddero, La Morra (CN)
Grande Barbera prodotta da uve allevate nella Docg astigiana e con caratteristiche agronomiche di rilievo. Il territorio è Vinchio d’Asti, altitudine 250 m, esposizione Sud, fortissima pendenza del suolo, sesto d’impianto improntato a 5300 ceppi/ha, Guyot a controspalliera e viti di 60 anni con resa per ettaro significativamente bassa. Numeri che danno luogo ad una Barbera di grande tecnica, moderna nell’impostazione ma ben salda nel gusto tradizionale ed elegante tipico dell’Astigiano.
– packaging: La grafica dell’etichetta è molto curata e riuscita nell’insieme, colorata con ottimo gusto, attraente quanto basta, discretamente moderna. Retro poco espressiva.
– aspetto visivo: Al calice il colore è rubino carico con riflessi rubino, abbastanza saturo, produce archi lentissimi quasi aggrapparti al vetro, molto spessi.
– aspetto olfattivo: Naso di intensità media, quasi medio-alta, bouquet focalizzato su tonalità fruttate di frutti maturi e succosi, ciliegia e fragola ben mature, secondariamente di mirtillo e di confettura di mirtilli, poi violetta, poi aromi speziati e leggeri di pepe nero e ancor leggera pasticceria, più netta la corteccia bagnata, alloro, sottobosco secco, humus. Ottima presentazione, inizia ad affascinare ed a definirsi il carattere.
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Vino: Eugenea 2009, Barbera D’Asti DOCG
Vitigno: Barbera
Produttore: Castello di Razzano, Alfiano Natta (AL)
La Barbera è un vino con alti e bassi, luci ed ombre. Scelte di mercato inopportune spesso lo sacrificano tra le promozioni dello scaffale gdo, per non parlare di azzardate interpretazioni genuine. Ma è poliedrico e può essere sia un eccellente vino della tradizione che un grande vino con spessore e ‘suplesse’, quest’ultima è la caratteristica dei grandi vini di Razzano, vini con -alte luci- che se da un lato perdono la territorialità, dall’altro acquistano in profondità e statura.
– packaging: Questa etichetta stilizzata è un po’ esile nella comunicazione, forse da capire, ma il contrasto bianco-dorato sembra sbilanciato e non attrattivo, c’è qualcosa che non va anche nei font dei caratteri che non fa risaltare alcunché compresa la denominazione, il retro, per quanto personalizzato non comunica e manca di informazioni.
– aspetto visivo: Al calice è di colore rubino molto scuro con ampia saturazione di colore, produce archi veloci e di media ampiezza. E’ presente qualche sospensione.
– aspetto olfattivo: Al naso l’intensità è medio alta e quindi colpisce piacevolmente, si identifica velocemente una composizione di note floreali di rosa e fruttato di fragola surmatura ed in confettura. Seguono frutti di bosco rossi, lampone, altro floreale di geranio, poco pepe nero, conifera, muschio e sottobosco secco di castagneto. Emerge un accenno di alcol e considerando la gradazione non proprio normale è perdonato.
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Puntuale come la pioggia di primavera torna la rassegna agroalimentare di Oleggio, una bella e vera fiera in una cittadina fiera della vita agricola e che ha il pregio di coinvolgere tutto il piccolo borgo con una massiccia partecipazione di pubblico, e alla fine la manifestazione è graziata da una splendida e luminosa giornata, fortunatamente perchè l’organizzazione dell’evento si merita questa fortuna. Ci fa bene, ci mette di buon umore vedere il coinvolgimento del pubblico in un’evento molto agricolo.
Stand agroalimentari a parte, la nostra attenzione è verso la degustazione di alcuni vini della Doc Colline Novaresi, al suo secondo episodio e ancora molto stimolante, sperando che sia anche una conferma dell’unione di intenti dei produttori della zona.
Dunque attraversando la bellissima piazza ed entrando nel palazzo comunale sede dell’evento, salendo la scala ottocentesca e guardando gli affreschi ci chiediamo, come dal Philippe Daverio pensiero, se siamo nati nell’epoca sbagliata… Pensiamo che tutto questo patrimonio architettonico deve avere una collocazione ed una visibilità degna del suo valore storico e culturale, che non possa esistere un piano del territorio che consente ad orribili edifici anni 60-70 di sorgere a ridosso di pezzi di storia imperdibili, eppure succede… ma succederebbe anche che un borgo come questo in Francia sarebbe citato sulle guide e tutelato, questo si. Viene in mente lo skyline di La Morra vista dalla Langa che mostra dalla destra un bel palazzone anni ’60, e dalla cui piazza belvedere-mozzafiato sulla Langa Robert Mondavi disse che dormiamo sul più grande potenziale vitivinicolo del mondo… Lui che ha inventato l’enoturismo stando in un posto dove non c’è il concetto di terroir e millesimo ci ha lasciato un critica che ci fa vergognare.
Quindi non siamo nell’epoca sbagliata, è l’epoca che sbaglia… c’è un filo diretto tra la cultura del territorio e quella della qualità agroalimentare, saranno sempre mille le fatiche dei produttori se non cambia la cultura, se non c’è cultura. Il vino buono, buonissimo, si fa in parecchi luoghi, il vino autentico ha bisogno di un forte legame territoriale, questo Mondavi lo sapeva e lo invidiava. Nel suo piccolo, Oleggio rappresenta bene l’occasione mancata, il territorio ha bisogno di rispetto.
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Vino: Mottobello 2012 Colline Novaresi DOC
Vitigno: Erbaluce
Produttore: Francesco Brigatti, Suno (NO)
– packaging: una volta tanto la semplicità si fa notare, bell’etichetta, contraddizione quindi riuscita. Buona descrizione del profilo sensoriale e del prodotto in generale.
– aspetto visivo: colore paglierino tiepido quasi bianco, con leggerissime sospensioni, archetti visibili non ampi, leggeri.
– aspetto olfattivo: al naso di intensità media quasi medio alta, dove trovano dimora soprattutto note fruttate e floreali di camomilla e gelsomino, a seguire viene subito dopo miele e frutta a pasta bianca, mela golden, poi balsamico, vegetale secco, tisana e rabarbaro che arriva in fondo ma è presente. Molto diretto e pulito, piacevole, di bella presentazione e sensazione di dolce pulizia. Continua a leggere