Vino: Vigna Castello di Lamole 2011 Chianti Classico DOCG Riserva
Vitigno: Sangiovese
Produttore: Fattoria Di Lamole, Greve in Chianti (FI)
Grazie al Cielo c’è il Chianti Classico! E quando capisci i suoi cru sei arrivato, è come quando da giovane prendi la patente, tutto sarà diverso nella tua visione del vino, ora hai la saggezza… Lamole è un mondo a sè stante nel micro universo classical-chiantishire, quando ci vai e inizi a salire capisci che ti stai staccando da qualcosa, se ci arrivi da Panzano quando inizia lo sterrato capisci che qualcosa cambia, quando sei lì e magari è quasi tramonto d’inverno e la vista spazia dalle luci di Firenze, alle creste innevate della Garfagnana, alle torri di San Gimignano… capisci e basta. É quello scatto che ti fa pensare di essere in un luogo particolare, ben sopra i soliti limiti della coltivazione della vite, ed i suoi vini riflettono il carattere che ben definisce il suo terroir fino a diventare un cru, tale è la ricchezza di elementi caratterizzanti il vino di Lamole. Una manciata di produttori con alcuni gioielli fra cui Fattoria di Lamole, che dal notevole impegno e passione di Paolo Socci tira fuori dei vini commoventi nelle riserve e quanto meno abbondanti di sensualità come questo Classico Le Stinche. Ancora abbiamo il pianto di commozione a vedere i terrazzamenti dei vigneti, strappati alla deficienza umana e alla penuria culturale imperante dall’eroico impegno di Paolo. Ma beviamo, ops, leggiamo di questo vino…
– packaging: L’immagine evocata dalla grafica è abbastanza buona e più che sufficiente a dare carattere ed eleganza al prodotto, poche le note di retro ma in grado di esprimere l’orgoglio del produttore, questo è bello.
– aspetto visivo: Calice colorato di rubino di buona saturazione, scendono archi lenti, mediamente fitti e spessi.
– aspetto olfattivo: Naso d’intensità media, si coglie subito un fruttato macerato che prepara i sensi, anche con il tono di arancia macerata che lo accompagna. Con ordine, abbiamo note di ciliegia e di prugna, seguite da lampone ed arancia rossa, tutto oltre maturo anzi macerato, ritroviamo poi gli stessi toni in versione frutta cotta, una media nota floreale di geranio e viola, poi di miele di castagno
e favo, poi pepe nero, poco chiodo di garofano, vaga pasticceria, poco vegetale che sa di fieno fresco e spinaci, dragoncello e alloro, quercia e bosco secco. Molto bello sia nei sentori fruttati così tirati alla macerazione che ai delicati sentori vegetali.
– aspetto gustativo: Palato un poco rigido all’inizio che si lascia andare alla soddisfazione in tre secondi, suadente e soddisfatto anche se un pelino di alcol è avvertibile. Acidità più che buona e tannino molto fine accompagnato da media astringenza, aspetti che lo rendono un vino giusto, maturo e di alta soddisfazione, diverso dalle solite cose buone, questo è cosa buona e giusta aveva detto qualcuno. Piace il tono minerale che lo accompagna, persistenza solo media che riporta al retrolfatto le stesse note fruttate ma addirittura leggermente acerbe, accentuando ciliegia e prugna, poi diventa leggermente balsamico e boscoso. Vino di grande bevibilità, per assurdo semplice ma con un suo carattere ben definito e e ancora una buona capacità di evoluzione, sicuramente in miglioramento. Abbinato alla bistecca Panzanese alta 10 cm di Dario Cecchini ha superperformato il concetto di abbinamento. Tasting gennaio 2016.
Prezzo 24e, valutazione 8/10, value_for_money 7,5/10