Vino: Altura 2013
Vitigno: Ansonica
Produttore: Carfagna, Isola del Giglio (GR)
E attenzione poiché questo è uno dei vini a cui abbiamo assegnato una valutazione tra le più alte, in assoluto top tra i bianchi. Per questo sono bastate le caratteristiche sensoriali, ma in fondo non è legittimo non considerare anche la appartenenza, la lavorazione, la territorialità, mai un vino perfetto privo dell’espressione del terroir potrà raggiungere la nostra valutazione massima, in fondo è vero che siamo influenzati dalla storia e dal luogo del vino, e ci piace così.
Ansonaco viene chiamato qui il vitigno, più noto come Ansonica e più a sud come Inzolia, ma a dispetto del cambio di una consonante l’interazione dell’ambiente fa la differenza e pensiamo sia difficile eguagliare questa performance gusto-aromatica, così come la magia della simbiosi del Giglio, del mare, della roccia e delle radici in profondità, ecco fanno una magia indispensabile nel portare una spremuta di uva fermentata a livello di un gioiello. Come ripetiamo spesso, nel risultato ci sono le risposte ai molti perchè, sopratutto al perchè fare vino su di un’isola con tutte le difficoltà logistiche, agricole, produttive, gestionali, la fatica lasciata sui pendii e terrazzamenti, la risposta dal ‘why’ al ‘because’ è l’unicità e la specificità di questo vino, irripetibile se non qui al Giglio, anzi nella zona sud e non altrove, una magia non riproducibile in nessuna industria in nessun altra parte del mondo, quindi una qualità superlativa accompagnata dal panorama tridimensionale che versiamo nel nostro calice. Il perchè definitivo è che l’uomo libero fa così, che la bellezza salverà il mondo.
– packaging: Inusuale, essenziale ma riuscito, riconoscibile per l’originale divisione dell’etichetta, ricco di comunicazione ed informazioni, racconta tanto di se e della sua storia, le lettura invoglia a bere, ma… non dice nulla del Giglio, che meriterebbe due parole.
– aspetto visivo: Ma perchè si chiarificano i vini? Perchè regalare colori trasparenti a chi non capisce una beata minchia di vino, quando questi prodotti non-filtrati hanno un aspetto particolare e riempiono il calice di lucente bellezza. Il colore nel calice è un ambra dorato, torbido con riflessi dorati, in una parola bellissimo. Lascia archi mediamente fitti e lenti.
– aspetto olfattivo: Panorama aromatico di intensità media e anche un po’ avara, apre i giochi con un fruttato di agrume, di pompelmo rosa acerbo, poi albicocca surmatura, banana matura, mango deciso, papaya con la sua speziatura, dattero fresco, e una nota di mandarino. Poi miele, profumi di macchia e di camomilla, zenzero, cannella, fieno, in generale vegetale secco e poi ancora macchia resinosa e mirto. Complesso e provocante, illumina l’immaginazione ed incuriosisce il palato.
– aspetto gustativo: Palato preso in contropiede ma affascinato, contraddice con freschezza e struttura, acidità bassa, quasi una leggera astringenza (fermentazione sulle bucce? Lieviti veri?), quasi dimensionale, bellissima mineralità. Retrolfatto coerente con qualche sorpresa, lungo sull’acidità, persiste benissimo con aromi fruttati ben a fuoco e quasi di frutta essiccata, e ancora quel bellissimo mirto. Abbinamento eccellente con pesce crudo e vinaigrette, benissimo con pesce in generale e primi di pesce, è in grado di sposare piatti anche strutturati, è un vino che invoglia a giocare con il cibo. Vendemmia 2013 che dopo 3 anni appare in forma smagliante, se non fosse così, così… buono, verrebbe voglia di provarne l’evoluzione nel tempo, vino decisamente sopra ogni confronto, sa essere affascinante, seducente, invitante e territoriale, grande beva e alta struttura, cose che rarissimamente stanno insieme, in assoluto uno dei migliori bianchi capitati tra i nostri recetteri gusto-olfattivi. Tasting giugno 2016
Prezzo 30e, valutazione 9/10, value_for_money 8/10