Vino: Tignanello 2006 IGT Toscana
Vitigno: 85% Sangiovese, 10% Cabernet Sauvignon e 5% Cabernet Franc
Produttore: Tenuta di Tignanello Marchesi Antinori, San Casciano Val di Pesa (FI)
Al cospetto di un vino protagonista dell’enologia italiana e che ha potuto fare storia di sè e del vino italiano, l’introduzione è dovuta. Ma anche quando ci si trova davanti a queste credenziali la missione rimane comunque introspettiva del profilo olfatto-gustativo e… per essere brevi diciamo che Tignanello mantiene fede alla sua statura senza meravigliare più di tanto, chi dirà che non vale lo farà seguendo il proprio gusto, tuttavia troviamo quasi impossibile non apprezzarlo (molto). Oggigiorno nella stessa magica terra chiantigiana abbiamo parecchi esempio di eclatanti Chianti Classico di simile calibro, ma, ma… non dimentichiamo che il risveglio del Chianti e la sua elevazione a Chianti Classico sono dovuti anche al Tignanello e agli uomini che lo hanno creato.
– packaging: Etichetta sobria, austera, molto fine ed elegante che definiremo ‘Francescana’. Al di là di essere ormai storica, affermata e nota, i suoi toni, caratteri, colori sono abbinati fin troppo bene nell’insieme a comunicare benissimo la classe del prodotto. A noi è piaciuta molto con il suo stile classico ‘caldo’ ed anche le parole scelte per raccontare del vino e del territorio le troviamo efficaci ed evocative.
– aspetto visivo: Nel calice presenta un colore rubino scuro con riflessi granato, è molto saturo con sospensioni e residui a fine bottiglia, presenta archi spettacolari lunghi e fitti.
– aspetto olfattivo: L’orizzonte olfattivo presenta un’intensità dei profumi di medio livello, l’apertura è di frutti rossi e neri con ciliegia e mora in evidenza, accompagnati da sentori freschi di note erbacee, poi dattero glassato e uvetta sotto spirito, mandorle secche, prugna cotta, miele di eucalipto, viola e violetta, continuiamo con lo speziato composto da cenni di zenzero, cannella e pepe nero, un leggerissimo apporto di vaniglia dal legno, poi compare un lievissimo catrame, a seguire la dimensione vegetale che avvolge il bouquet in una forma davvero molto bella ed avvertibile, è bosco fresco dopo la pioggia, mentre il balsamico netto è di eucalipto. Fino a qui la classe non è acqua… anzi è un gran vino.
– aspetto gustativo: Al palato è austero e un poco trattenuto, il tenore alcolico è presente ma in ottimo contrasto con la freschezza dell’acidità, l’astringenza è piacevolmente media, la struttura si manifesta ferma e alta. Ci è piaciuto il gioco tra la freschezza prima, e il tannino che evolve nel palato presentandosi solido e territoriale, portando il prodotto agli alti livelli di cui la fama, al palato per verità ci è apparso molto più cabernet che sangiovese, cabernet portato alla vinificazione da maestri quindi con tutto il bagaglio fruttato ed erbaceo nel retrolfatto senza sconfinare nel verduroso, il sangiovese dona un fondamentale apporto territoriale… molto bene anche l’astringenza per nulla tenera, ed apprezziamo la non-filtrazione che lascia intatto il prodotto. Il retrolfatto possiede una gamma di sentori erbacei più focalizzati verso il sottobosco e la corteccia, peraltro di persistenza solo media, a cui segue un coerente ricordo di frutti rossi e neri, di sentori maturi e senza giungere alla confettura, chiudendo con note polverose di caffè.
Ci è apparso migliore da consumare intorno ai 18, la degustazione è stata condotta con la bottiglia dentro una glacette mantenendo il vino tra i 18 ed i 20, la freschezza ad otto anni dalla vendemmia è sorprendente, il prodotto si può considerare appena maggiorenne. Sugli abbinamenti non ci ha soddisfatto con i salumi mentre è stato ottimo con primi strutturati ed elaborati, magari con ragù importanti, e secondi di carni sostanziose abbinandosi senza esitazioni con aceto balsamico di media intensità (20 anni), non ci sono grossi problemi con la struttura sempre ferma, saranno semmai gli abbinamenti di gusto a dover essere corretti.
Sul giudizio finale commentiamo che il vino di per sè è notevole ed ha un importante significato nella storia del vino ormai non più recente, storia che non si può ignorare prima di avvicinarsi alla degustazione pura, detto questo a nostro parere consideriamo che fratelli e cugini della sottozona Chianti Classico sono oggi concorrenti temibili a costo spesso inferiore e questo non può non incidere sul rapporto della convenienza, tuttavia non si acquista questo vino sulla base di tali considerazioni . Tasting maggio 2014.
Prezzo 60e, valutazione 8/10, value_for_money 6,5/10