Vino: ’61 Brut Franciacorta DOCG
Vitigno: Chardonnay 90% e Pinot Nero 100%
Produttore: Guido Berlucchi, Corte Franca (BS)
1961, non uno di più ne uno di meno, fu in quel anno che le esoteriche pratiche champenoise produssero il primo ‘Pinot di Franciacorta’ dando origine al fenomeno che oggi dimostra numeri di una solidità esemplare, numeri di non solo vino ma di tutto l’indotto enoturistico. Tutto fu per mano di Franco Ziliani e Guido Berlucchi, rivoluzionari o sognatori incauti, 40 anni prima del motto ‘stay hungry-stay fool’ tradussero in realtà un progetto tecnicamente avventato ed economicamente imprudente! Come non potere richiamare in etichetta quell’anno? ’61 diventa il nome di una cuveé metodo classico importante nel posizionamento di marketing e significativa nel momento di ‘rientro’ dei prodotti Berlucchi nella denominazione Franciacorta, che con le sue tre milioni e passa di fascette avrà impegnato non poco il Poligrafico di Stato.
– packaging: Esemplare la veste grafica, il tutto non è un marketing casuale ma mirato a supportare l’ambizione del ‘product-name’, molto bello quindi il numero ‘sessantuno’ cerchiato e posto in evidenza con scelta di caratteri e sfondo fini ed eleganti, diventa un immagine originale con un riuscito gioco-effetto vecchio-nuovo, nella semplicità dell’insieme tutto ben comunicante. Retro con frasi mirate che ci raccontano di quell’anno… Ben tornato in Franciacorta Berlucchi.
– aspetto visivo: Nel calice è giallo paglierino tenue con riflessi verdi, dal fondo risale una sorgente cospicua di finissime bollicine che una volta in superficie spariscono subito.
– aspetto olfattivo: I profumi sono di bassa intensità, citrini e vegetali che aprono con una trama fruttata di agrumi focalizzata su buccia di limone e lime, poi mela ed ananas con tendenze piuttosto acerbe, un fievole aroma di margherita e leggera vaniglia e pasticceria, ancora segue in punta di piedi l’erbaceo fresco di foglia ed erba e foglia di tabacco verde. Trama piuttosto grossolana, insomma non esprime molta finezza ma d’altro canto è discretamente complessa e senza difetti.
– aspetto gustativo: Se al naso non fa esclamare, torna più interessante al palato con sensazioni piacevoli e fini, correttezza gustativa, acidità morbida accompagnata da un’effervescenza appena solleticante, struttura medio bassa che lo conferma un (buon) vino da aperitivo. Ben bilanciato tra sapido e minerale, buona compostezza alla temperatura, siamo a 14° e non mostra alcuna scomposizione del quadro gustativo, va tutto bene e non è necessario avere più freddo. Retrolfatto di media-corta lunghezza con un panorama olfattivo però più chiuso e che esprime una nota amarognola e di tè al limone. Vino di buona scuola e buon risultato, non eclatante ma occhio al prezzo, abbinato a sushi di qualità farà un’ottima figura a patto di non essere estremisti degli apporti di wasabi e zenzero, su di una pasta di calamarata con ragu di spada ha purtroppo ceduto il passo. Tasting giugno 2014.
Prezzo 17e, valutazione 6,5/10, value_for_money 6,5/10