Vino: Bosco 2005 IGT Emilia
Vitigno: Pignoletto, Maligia e Sauvignon
Produttore: Maria Bortolotti, Zola Predosa (BO)
Perbacco quando capita un vino così bisogna rifletterci sopra un bel po’, sono quei tipi di vini che lasci in cantina ‘tot’ tempo non trovandone l’occasione di abbinarli, poi ci fai un progetto gastronomico ragionato ed ecco le soprese, 9 anni ben piazzati e profilo olfatto-gustativo da tesi di laurea. Fare un prodotto così da uve (in maggioranza) Pignoletto è una grande impresa e un gran risultato, certo molto caratteristico e caratteriale, e testimonia la voglia di sperimentare ma anche il saper-fare del vigneron, azienda di cui abbiamo degustato molto con impressioni sempre molto buone.
– packaging: Mah, etichetta così così, l’accostamento dei colori e scelta dei caratteri è luminosa ma non convince, come il vino è una scelta di carattere ma quantomeno la comunicazione non rende bene, peccato perchè invece il testo è scelto con una buonissima sostanza comunicativa.
– aspetto visivo: Nel calice è di colore quasi indefinibile e torbido, quantomeno unico, ambra con riflessi in tonalità, sospensioni evidenti e fondo che permane sulla spalla della bottiglia bordolese, il vino sul bordo del calice se ne sta fermo per mezzo minuto prima di scendere lentissimamente, è tutto bellissimo.
– aspetto olfattivo: Al naso l’intensità dei profumi è medio alta, è decisa e apre con buccia di arancio, albicocca essiccata, ananas stramaturo quasi fermentato, accenno di uvetta e dattero, leggera marmellata di fico, confettura di albicocca, polline e miele, un più deciso floreale di glicine, un evidente speziato di cannella, una vasta pasticceria e caramello, poi vengono le erbe aromatiche, rosmarino e maggiorana, e un pochino di resinoso. Uàu, ma cosè?
– aspetto gustativo: Al palato ricompone il gioco e ricomincia da capo, diamine! Nettamente secco e polposo, consistente e carnoso anche per il tenore alcolico, acidità in finire ma presente, struttura molto buona e solida, persistenza media con dei bellissimi toni boscosi e terranei, inusuali per un bianco, se così si può definire. Vino portato al limite, interpretato e caratteristico, di nicchia, che deve piacere, di difficile mercato e difficoltoso abbinamento ma che quando riesce è magnifico. L’abbiamo accostato con sushi e sashimi di quelli veri fatti con le manine di un giapponesino vero, poi con un formaggio che amiamo, il salva cremasco di discreta stagionatura e un fresco formaggio caprino, ecco, con questi cibi è stato semplicemente magnifico e godurioso, considerando anche la presenza di zenzero e salsa di soia! Tasting settembre 2014.
Prezzo 9e, valutazione 8/10, value_for_money 9,5/10