Verona, un giorno qualunque se non fosse il wine day dell’anno: l’apertura di Vinitaly
Dunque è nella giornata di apertura che decidiamo di effettuare il doveroso, fatidico pellegrinaggio alla ‘fiera delle fiere’, luogo non forse ameno ma che una volta nella vita bisogna starci, e raccontare di cose mai viste. Non è con tanto entusiasmo che partiamo per lanciarci in una giornata di sofferenze fisiche, tuttavia la presenza di un’infinità di produttori ne fa un’occasione importante, almeno per assaggiare qualcosa di nuovo o riassaggiare ed avere conferme, riguardo agli eventi in programmazione non sono proprio questi che attirano… tuttavia una volta giunti nel pieno dell’evento la domanda che sorgerà forse a chiunque è perché mai questa manifestazione non trasloca a Milano dove avrebbe solo grossi vantaggi per pubblico ed operatori, quindi ancora più rilevanza internazionale…?
Ma entriamo nei fatti di quello che ci interessa, delle degustazioni veramente molto interessanti e delle nostre valutazioni, premesso che in una situazione del genere non ci lanceremo nei particolari, non sarebbe possibile nel nostro modo di comprendere il vino, pensare di definire un assaggio come fosse una comoda degustazione introspettiva, a casa nostra nella calma e concentrazione o in una rilassata serata al ristorante.
La serietà impone un parametro di valutazione più cauto, descrittivo si, più che indicativo sicuramente, ma non saremo capaci di essere definitivi: i punteggi vanno da + a +++, evitando di parlare di impressioni non positive. Quindi…:
Tenute Rubino Brindisi. Da quando abbiamo sentito della produzione di un Metodo Classico di Vermentino abbiamo acceso la curiosità che finalmente scorgendo il bello stand andremo a soddisfare, l’accoglienza è cortese e professionale e scopriremo anche dei progetti di enoturismo sul territorio, Puglia quindi che si dimostra in questo momento tesa in avanti in modo più dinamico nel comparto di pensare ad un turismo più intelligente e redditizio.
Allora questo Libens Vermentino M/C sinteticamente molto ben riuscito, abbastanza varietale ai profumi ma di una sua caratteristica al palato, dosatura extra dry che rivela invece un discreto corpo che sarà interessante scoprire quanto è sorretto dalla fragranza dell’effervescenza, ben bilanciato tra sapidità e mineralità, ci è apparso ottimo e lo valutiamo ++. Poi con soddisfazione procediamo con l’altro spumante dal vitigno susumaniello, un rosato di squisita beva e piacere, incentrato su note fruttate e con un bel colore nel calice, anche qui la valutazione va a ++. E, provare la versione ‘normale’ del susumaniello Oltremè è divenuto obbligatorio, vitigno molto autoctono con un interessante risultato in vinificazione, rimangono le note varietali autoctone, interessanti, che compongono un bouquet olfattivo-gustativo del tutto maturo e riuscito. Anche per Oltremè assegniamo due più…
Alberto Longo Lucera FG. Già conosciuto un semplicemente eccellente charmat di Falanghina cerchiamo ora l’occasione di provare l’altro charmat da Nero di Troia, e la Falanghina base ‘Le Fossette’. Impressioni positive del tutto confermate, fresco, fruttato, piacevolissimo il rosé spumante, già incredibilmente assestata (come dire in altro modo matura?) la Falanghina del 2013! Anche Alberto Longo conduce un progetto di enoturismo che parte dalla bella masseria con visite organizzate in cantina, all’accoglienza con alcune camere a disposizione immerse nella campagna, fino a progetti di integrazione turistica con proposte più evolute. Ecco che questa dinamica pugliese di mostrare un forte senso dell’integrazione agroalimentare-territorio diventa un’intelligenza vincente!
Gianfranco Fino Sava TA. Ecco una lezione di comunicazione: cercavamo questo vino, non ci ricordavamo né il nome ne il produttore, ma l’etichetta è indimenticabile, piace o no, si fa ricordare, e se poi leggi della qualità del suo Primitivo non fai fatica a trovarlo. Una lezione per i tanti che pagano fior di designer per farsi fare etichette inconcludenti. Venendo al dunque, ancora a metà mattinata ci facciamo del male, o del gran bene con questo nettare a 16,5° di tenore alcolico, che vanno benissimo, così viene il primitivo dalle parti di Manduria, non è mica lo Zinfandel… Si chiama Es, vino del 2010 se ben ricordiamo, di frutto e spessore importante, caldo manco a dirlo, struttura apparentemente imponente, profilo olfattivo e gustativo di quella soddisfazione che ti ricordi a lungo, colpisce la punto di poter fare delle verticali basandoti solo sul ricordo. Fama senza dubbio meritata. Il Negramaro Jo segue con l’irruenza dell’imponenza il fratello diciamo così, maggiore, altrettanto granitico, fruttoso, non altrettanto incisivo ma lo teniamo lo stesso nella palma dei Negramaro che si fanno notare. Molta cortesia allo stand anche quando chiediamo di provare un misterioso spumante rosato da una magnum che circola nello stand, sorpresona, abbiamo un pezzo raro di Metodo Classico da Negramaro, pochi pezzi vinificati quasi a mano, degustazione che ci riempie di gioia, noi, appassionati di perlage nordici, questo fresco e fruttato, brioso spumantone dello Jonio ci strappa l’urlo. I voti: Primitivo Es +++, Negramaro Jo ++, Metodo Classico da Negramaro ++/+++.
Si nota l’intelligenza dell’imprenditoria vinicola pugliese? Non è per nulla semplice produrre vini spumantati, sia farli in proprio che vinificarli dove lo sanno fare, ma il mercato sulla costa favorito dall’incoming turistico in rialzo è pronto e ricettivo per un prodotto locale di alto livello come questi spumanti provati nel padiglione pugliese. Oltre alla dimostrazione di forza nella rivalutazione del patrimonio autoctono negli ultimi anni, non possiamo non notare il salto di qualità spumantistico.
Intrappolati in Toscana. Si, siamo e rimarremo fans della Toscana, checcesennedica o come diavolo si scrive, per noi è la Terra Promessa del vino, vera e unica spina nel fianco dei francesi. Vediamo…
Querciabella Greve in Chianti FI. Bello anzi no, sobrio e funzionale lo stand, quello che ci vuole per questa azienda di fatti e non parole, altro che la pacchianaggine del castello di Cenerentola che sovrastava lo stand di Banfi… ridicolo.
Comodamente seduti ad un tavolino degustiamo, udite udite, tutti i vini delle tenute chiantigiana e maremmana, iniziando bene, dal Batar 2011, profumi e ricordi di retrolfatto caratterizzati dalle note speziate della barrique, percepibili, finissime e molto eleganti, vino moderno, non proprio ciò che piace a noi ma questa eleganza di velluto prezioso colpisce comunque, Chardonnay e Pinot Bianco già non sono vitigni originali dalle parti di Greve, why not quindi? Perché non interpretare una classica eleganza, che ai fatti diventa una classica eccellenza e riesce a distaccarsi bene da una media di questo tipo ed avanzare nel piano gusto-qualitativo. Impressionante come mentre facciamo questi pensieri la lunghissima persistenza speziata rimane a deliziare il palato. Voto ++/+++. Dalla Maremma Mongrana 2013 promette bene ma troppo giovane, +, il Turpino così così, diciamo solo che non ci ha colpito, +, Camartina 2010, fermi e riportiamo la rotta su punti importanti, appare ancora in evoluzione, giovane, grande promessa, affidiamoli un +++ che con molta probabilità può essere confermato. Soffermiamoci un attimo sul Palafreno credo 2010 ma di cui abbiamo testato anche un eccellente 2008, è stata una bella sorpresa, non andiamo entusiasti per i merlot in purezza ma qui ci sta una nota di merito, abbiamo avvertito note sensoriali insospettabili, e con un prodotto ancora bene in evoluzione e sicura grande promessa ++/+++.
Ottima, cortese e professionale l’accoglienza allo stand.
Castello di Monsanto Barberino Val D’Elsa FI. Suppergiù trent’anni fa dalle ceneri del Chianti-in-fiaschetto rinasceva l’enologia toscana (ed italiana insieme?) da vini come il Nemo, precursore tra i Supertuscan. Nello stand un po’ indaffarato trova tempo addirittura l’enologo di Monsanto per farci degustare Nemo che dimostra subito di essere un Cabernet ‘di questo territorio’ di salinità e carattere da vendere, di eccellenza, di confine se vogliamo tra le eterne battaglie firenze-siena. Rating ++/+++. A seguire il Chianti Classico Il Poggio Riserva 2009, qui poco da dire, al primo sorso è uno dei migliori Chianti Classico in assoluto, direttamente valutato +++ e difficilmente ci sbaglieremo.
Casanova di Neri Montalcino SI. Andiamo direttamente a selezionare il Brunello di Montalcino Cerretaldo 2008, notevole, potente, incisivo e finalmente un po’ più territoriale, chi conosce il marchio del gusto di Neri da cosa diciamo, alla prova del tempo sarà da verificare, come tutti i Brunello, al momento ++/+++, non scherza.
Boscarelli Montepulciano SI. Il Nobile di Montepulciano base si mostra discretamente interessante, +, ma il Nobile Riserva probabile prodotto destinato ad alcune tipologie di mercato, non convince, rotondo non proprio, facile si, morbido si, carattere no, col Nobile si fa il Nobile. Ed in effetti il Nobile Necio è un’altra storia, questo è il nobile che tra qualche anno potrebbe strappare la lacrima a chi come noi prega SanGiovese, ++.
Castello di Querceto Greve in Chianti FI. Conoscendo quasi tutta la produzione, la notevole qualità di questo vero, incantevole castello sorto nel freddo bosco ad est di Greve dove il Sangiovese prende una finezza percepibile… chiediamo di degustare il Sole di Alessandro, cabernet di livello alto ma non così incisivo, insomma solo )si fa per dire) ++, ma è il riassaggio del Cignale che ci colpisce, vino di cui abbiamo affinato la valutazione e che si è dimostrato molto, molto incisivo, bordolese se così si può dire, il taglio Cabernet 90%, Merlot 10% non è convenzionale, così come il risultato non ha nulla di convenzionale. Molto personale, unico, graffiante. Cignale takes +++.
Bindella Montepulciano SI. Interessantissimo il lavoro di zonazione che ha portato alla creazione di diversi Nobili, Nobile 2010 pulizia e struttura ++, I Quadri ++/+++, Vallocaia ++/+++, ben avvertibile il terroir dei prodotti. assolutamente da approfondire.
Guicciardini-Strozzi San Gimignano SI. Come sempre deliziosa l’accoglienza della famiglia, avendo noi provato pressoché tutti i vini di questa casa selezioniamo alcune gemme, partendo dal Petit Verdot A.solo 2006 prodotto nella tenuta maremmana di Montecucco è come fosse stato fatto ieri, fresco e nervoso, esplosivo, salta nel palato come sulle corde del violino di Uto Ughi, tre punti subito +++! Oltretutto quanti mi vinificano in purezza questo bellissimo vitigno bordolese? E aggiungerei, con questi risultati? Il ricordo della prima degustazione all’allora Maremma Wine Shire 2010 ci ha portati a ricercare questo vino e con grande piacere troviamo conferma alla qualità organolettica e alla forte personalità. Torniamo sul Sangiovese in purezza dai terreni di San Gimignano, il Sòdole, un campione che vince facile, pensando alla competizione che si ritrova… gran Sangiovese +++. Anche per il Sòdole si tratta di un ritorno dopo il consumo di una bottiglia i cui fasti echeggiano ancora nella nostra umile dimora e la nostra cantina ne reclama la perdita! Per ultimo il Passito di Pantelleria 2009, di cui è la prima volta che abbiamo occasione di degustarlo ed è con stupore che scorriamo i profili sensoriali come fosse la scoperta del giorno, conosciamo bene gli splendidi ed unici passiti prodotti nella più suadente isola mediterranea, e ora ci troviamo di fronte ad un prodotto di cui non abbiamo a memoria paragoni per una simile profondità aromatica, davvero rara, con bellissime, bellissime, note di arancio e poi di albicocca molto seducenti, molto calorose, chiudi gli occhi e vedi il tramonto… 3 più +++ senza alcun dubbio.
Picchioni Andrea Canneto Pavese PV. La fortuna di incontrare il produttore ed assaggiare tutta la produzione! Già degustato ad un’evento Onav il suo Metodo Classico di Pinot Nero non-dosato, ri provato, è fantastico, un vero piacere per il palato. Bella sorpresa anche tutti gli altri vini provati, questo è un produttore da sorvegliare e discorso da approfondire.
Cavalleri Erbusco BS. Non poteva mancare la Franciacorta, tanto per dare un’idea all’ingresso del corridoio che ospitava i produttori del consorzio ci stavano dei body guard per ‘dosare’ la folla… dunque Cavalleri di rivela un grande interprete, abbiamo assaggiato solo il Satén tipologia di cui non andiamo pazzi, e crediamo che per molti produttori costituisca un po’ l’anello debole, non qui, Cavalleri è molto caratteristico, molto solido per essere appunto un Satén, quindi note morbide con buona struttura, scusate il contrasto ma credo di rendere l’idea di un Satén di carattere e capacità di abbinamento.
Chiudiamo qui, anche noi abbiamo un limite e sappiamo non superarlo. Qualità non quantità, in fondo abbiamo dei gusti semplici, ci accontentiamo del meglio, grazie a tutti i produttori citati.